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Rischio maggiore di ictus per chi russa


Di notte russi e di giorno hai sonno? E' il momento di farsi visitare dallo specialista del sonno. Non perché questi siano fatti gravi in sé, ma perché possono essere i sintomi dell'apnea notturna, una difficoltà di respirazione piuttosto diffusa, di cui soffre il 4-5% degli uomini e il 2-3% delle donne. La sindrome, secondo recenti studi, è un fattore di rischio di ictus cerebrale, tanto che aumenta di 2-3 volte la probabilità di un danno cerebrovascolare.



Se ne è parlato al XXXVI Congresso della Società Italiana di Neurologia, che dall'8 al 12 ottobre ha riunito a Cernobbio oltre 3000 neurologi per fare il punto sugli sviluppi diagnostici e terapeutici delle diverse malattie che colpiscono il sistema nervoso.
"In coincidenza con gli episodi di apnea", spiega Luigi Ferini Strambi, direttore del Centro di Medicina del Sonno del San Raffaele di Milano e presidente dell'Associazione Italiana Medicina del Sonno, "soprattutto al momento della ripresa della normale respirazione, si verificano aumenti significativi della pressione arteriosa.



L'apnea inoltre determina una variazione particolare della frequenza cardiaca, seguita da una brusca accelerata". Studi a lungo termine hanno anche dimostrato che l'aumento del rischio di ictus nelle apnee notturne è correlato ad una modificazione dell'attività piastrinica che porta ad una maggiore viscosità del sangue.



L'ictus infine colpisce più spesso in prossimità del risveglio mattutino.
Da Cernobbio sono anche venute buone notizie per le cefalee, disturbo sempre più diffuso nella popolazione, soprattutto l'emicrania che colpisce la donna più dell'uomo: fino al 15-25 per cento delle femmine contro il 4-8% dei maschi. Studi effettuati con la Risonanza Magnetica e la PET hanno rivelato dove nasce esattamente il dolore: "Ora sappiamo che l'emicrania è localizzata a livello del tronco encefalico e della porzione dorsale del ponte", dice Gian Luigi Mancardi, segretario della SIN, "da qui partono la stimolazione diretta alle aree corticali e alle strutture extracraniche".



Grazie ad RM e PET si è scoperto anche dove nascono le cefalee a grappolo e altre similari: "Lo stimolo parte dalla sostanza grigia dell'ipotalamo per poi coinvolgere le vie del dolore fino al volto", spiega Mancardi.
Chiariti i meccanismi fisiopatologici del mal di testa, nel 2004 è stata stilata una nuova classificazione delle cefalee. Il mal di testa oggi si cura meglio grazie ad una nuova classe di farmaci, i triptani, capaci di inibire lo stimolo del dolore a livello centrale. I più recenti sono efficaci nell'80 per cento degli attacchi di emicrania.


19/10/2005

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